Fonte: La Repubblica
Articolo Completo: "I Padroni di Internet"

E già qui c’è una prima scoperta. Se voi cercate "rivoluzione" o "rossi poeta", Google non va a fare, per voi, una ricerca in Rete, va a consultare i suoi indici. Quindi voi sarete indirizzati non a quello che c’è realmente sulla Rete, ma solo a quello che "esiste" sugli indici di Google. Insomma, il paragone con gli indici dei libri proibiti della Chiesa è forse azzardato, ma non troppo. Alla fine, sempre di indici si tratta. E quelli di Google sono indici redatti dal "centro" e secondo i criteri scelti da Google.

Non solo. Si tratta anche di indici istituzionalmente artefatti (almeno per le cose commerciali). Se voi cercate "albergo ai caraibi" le prime risposte che Google vi manda sono quelle degli alberghi che hanno pagato di più a Google proprio per essere inseriti ai primi posti in quella lista, e così via.

Una volta pensavo che La Repubblica fosse un giornale serio. Bene, oggi ho finalmente la prova che non lo è.

Chi ha scritto questa cosa non ha capito niente di cos'è un motore di ricerca e di cos'è un indice.
E dire che bastava fare una normale ricerca o aver letto qualche blog negli ultimi 4 anni per avere un'idea più chiara sul concetto.

Manderò il mio C.v. a La Repubblica, ho sentito che cercano qualcuno che scriva ... tanto se questo è il livello.... posso puntare a fare il direttore!

  1. Fabrizio Ventre

    Mi occupo di SEO e Lead Generation. Sono appassionato di tecnologia e innovazione e fondatore di alcune importanti testate hi-tech. Attualmente CoFounder e Seo Manager presso Omniaweb, Cofoudner Tag Padova, Hostplace.

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Commenti

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    Però, circa il fatto "o sei in google o non ci sei" mi sento di dire che sono d'accordo. diversi studi socio/marketing hanno confermato questo aspetto, cioè che l'impressione è che google rappresenti la rete, quindi se non sei in google, di fatto non esisti. bisognerebbe cercare di far capire che non è proprio così, che google restituisce le risorse che lui reputa migliori secondo la tua ricerca, pescando dal suo database e non dalla rete nella sua globalità.
    circa il fatto che "per essere primi bisogna pagare" evito i commenti, anche se recenti ricerche circa l'interazione tra motori ed utenti hanno portato alla luce il fatto che una bella percentuale non clicca volutamente sul primo risultato perchè è fermamente convinta che si trovi lì solo perchè ha pagato.
    chiaramente, almeno dal mio punto di vista, non è così, però bisognerebbe cercare di portare questi concetti anche ai non addetti ai lavori.
    :)

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  2. Avatar

    Questo è il tipico caso di (dis)informazione, mettere in testa a gente comune fesserie che neanche un newbie avrebbe potuto pensare.

    se google ragionasse come scrive questo simpatico giornalista - mi ostino a pensare che l'articolo sia un simpatico scherzo dell'imminente 1° aprile - sarebbe a dire che se a repubblica cercano un giornalista esperto di arte lo selezionano nel marasma di lettere che potrebbero arrivare in redazione. tra direct mailing, lettere al giornale, curriculum...basta che un qualunque di questo documento contengano riferimenti ad arte che la persona di riferimento è assunta.

    forse il giornalista non ha ben chiaro il concetto di spam che attanaglia i mdr, i contenuti spinti con tecniche illegali e chi ne ha più ne metta. oppure non ha mai utilizzato google e non si è mai accorto della grande rilevanza dei sui risultati, confrontandoli con quelli della concorrenza.

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    A mio avviso la prima parte dell'articolo è sacrosanta. google non è la rete, forse qui in europa non ne abbiamo molto il sentore, ma vi assicuro che questa sottigliezza ai cinesi non sfugge. google e' una multinazionale, una corporation e come ogni corporation pensa all'interesse dei propri azionisti.

    anche il paragone con gli intici della chiesa e metodologie di indicizzazione che seguono i criteri di google non è campato per aria. non si tratta di natura censoria, ma google di fatto impone per una corretta indicizzazione l'utilizzo di tecniche di programmazione che vanno nella direzione opposta rispetto al "progresso".

    faccio un esempio per tutti: i dati permanenti come la scelta della lingua non possono essere gestiti tramite cookie o sessionid perchè altrimenti google non è capace di leggerli. non parliamo poi di una moria di siti realizzati in flash a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni, solo perche' non reperibile attraverso i motori.

    poi la seconda parte dell'articolo è una gran c....a detta da un ignorante o peggio ancora da qualcuno che voglia fare disinformazione. ma che ci volete fare io i giornali in italia non li compro più gia' da tempo, sono stufo di leggere i commenti ai fatti e non sentir mai parlare dei fatti. e' un po' come quando a scuola ci facevano leggere la critica a un libro senza averci fatto leggere il libro prima. idioti.

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    Beh una piccola gaff l'hai fatta anche tu,
    giuseppe turani, l'autore dell'articolo, non è un giornalista qualunque, e non rappresenta il giornalista medio, bensì è un giornalista molto affermato, scrittore, ed è stato direttore di varie riviste economiche.

    parla con un linguaggio semplice, fin troppo, perché si vede che è il target di riferimento dell'articolo è costituito da coloro che vogliono capire cos'è quell'entità misteriosa chiamata internet, e non sono pochi, nemmeno nel 2007

    comunque quell'articolo potevano veramente farlo scrivere ad uno che ne capisce perché si rischia veramente di far imparare male

    purtroppo a noi "tecnici" del settore è rimasto poco da leggere, le riviste specializzate su internet sono sparite dalle edicole, paradossalmente sono state ammazzate da internet stesso, sono rimaste quelle che spiegano all'utente medio come si fa masterizzare un cd con windows xp, i blog cercano di soppiantare tale lacuna, ma fanno parecchia fatica, tanta abbondanza di informazione che è sempre la stessa, detta e ridetta in mille versi, e di bassa qualità, perché in fondo non ci si può improvvisare giornalisti, nessun blogger paga degli inviati, si abbona ad agenzie stampa specializzate, fa dei reportage
    per quale motivo un blogger dovrebbe dedicare alla scrittura di articoli e all'approfondimento 8 ore di lavoro giornliero + spese?
    la notorietà di essere letti da 100 persone?
    con quella non ci si paga nemmeno il pane.

    ormai, purtroppo, l'informazione diventa sempre più passaparola, con tutti i problemi che comporta, le leggende metropolitane ne sono l'esempio.

    tanti credono che esistono 7 donne per ogni uomo, se abbiamo creduto a questo, con i passaparola potremo credere a qualsiasi bufala, tanto "si dice che".

    sarò andato ot, ma dopo questa giusta critica alla qualità di un articolo della carta stampata, mi è sembrato giusto far capire che invece di solito la bassa qualità è molto più diffusa nei blog.

    e lo sarà finché noi utenti spilorci non ci convinceremo che internet non deve essere per forza gratis, che così come ci abboniamo ad una rivista senza tanti problemi, dobbiamo con la stessa naturalezza abbonarci a servizi di informazione sul web, e solo quando ci sarà una massa critica gli editori seguiranno questa strada, allora potremo riavere finalmente un po' di qualità.

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  5. Avatar

    In effetti avevo letto anche io quell' articolo e mi ero stupito non poco.
    poi, presumendo che l' articolo si limitasse, tramite la celebrità di una penna, a diffondere la celebrità (poichè sempre di "fama" si tratta) di un errore, ho smesso di arrovellarmici sopra: con il passare degli anni mi convinco sempre di più che aveva ragione voltaire: coltiva il tuo giardino. e come diceva hemingway, mai uccidere i tori degli altri - sono tori, e non è che puoi andargli sotto tu solo perchè il torero di turno è ubriaco...

    leggo con piacere ora che, evidentemente, non sono stato il solo a stupirmi.
    turani, con la evidente nescienza di colui che affronta per la prima volta un argomento di cui nulla se e che evidentemente crede che sia sufficiente aver masticato un po' di greco antico per affrontarlo, si slancia a spiegarci con zelo quel che non ha capito: ha scoperto che google ha degli indici, e sbalordito da questa nozione per lui cotanto rivelatrice, ne deduce che allora non vi è nè simmetria nè corrispondenza perfetta et istantanea fra ciò che google ha negli indici e ciò che (ad esempio) turani ha appena pubblicato due secondi fa.

    forte di questa scoperta, oltraggiato da tanta indifferenza da parte di google, non si accontenta di lamentarsi di come mai google ci metta anche una settimana a inserire un nuovo nodo in un albero binario di milioni di miliardi di nodi anzichè leggergli nel pensiero e indicizzarlo non appena lui accende il pc.

    piuttosto, dopo essersi lamentato di questà inidoneità divinatoria di google a poter essere presente subito dapperutto non appena turani digita "io" sul suo commodore, ci propina la sua morale, imbevuta di paure ataviche che evidentemente la sua biografia gli ha fatto maturare altrove, e che egli ancora non sa distinguere dai fatti: se esiste un "indice", allora deve essere qualcosa di simile all' indice del sant' uffizio.

    questo antropomorfismo è, evidentemente, l'unico equipaggiamento di cui la sua ermeneutica digitale dispone. per cui se io dico roma, lui pensa a cesare augusto e all' incendio di nerone, e se dico vittoria, lui pensa al fascio.

    va da sè che a questo punto non si comprende di cosa si lamenti: con una impostazione di questo genere, se google lo avesse indicizzato subito, avrebbe verosimilmente accampato altri delirii cospirazionalisti, quali quello della privacy violata da google che non ti lascerebbe un istante solo ma ti indicizzerebbe al volo.

    in realtà che google ci metta qualche giorno a indicizzarti è bene: ci vieta di leggere turani subito.

    questo senza contare che interpretare la realtà attraverso il filtro delle proprie paure, non interpreta la realtà ma la distorce. google è una impresa commerciale, non il sant' uffizio, e ha un unico interesse: quello di indicizzare tutto quel che c'è, per poter accontentare il bacino più ampio possibile di utenze.

    le paure censorie di turani raffigurano una realtà che non c'è, perchè se ci fosse sarebbe antiimprenditoriale.
    tra tutte le cose di cui avrebbe potuto lamentarsi turani, ha scelto l'unica del tutto infondata.

    sia chiaro: non ce l'ho con turani (se ha scritto davvero l'articolo lui). ma suscita un moto di insofferenza l'ignoranza quando cumula le due caratteristiche: 1) la ingenza 2) le conclusioni sbagliate, il cui unico valore a questo punto consiste nelle firme che vi seguono.
    alla feyerabend: "un enciclica scientifica" - in questo caso, una enciclica giornalistica.
    l'unico che si è comportato alla sant' uffizio, è proprio lui.

    e quel che scoccia è, naturalmente, che per scrivere queste cose viene pagato più di quanto io guadagno in 30 anni. e' questo che rende la cosa così fastidiosa.
    per questo non condivido il post di chi dice che internet dovrebbe essere a pagamento: turani è pagato; il che non gli ha impedito di dire cazz**e - pardon.

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  6. Avatar

    Cito
    le prime risposte che google vi manda sono quelle degli alberghi che hanno pagato di più a google proprio per essere inseriti ai primi posti in quella lista, e così via.
    fine cito

    questa mi era sfuggita.
    evidentemente turani non sa nemmeno leggere - non solo scrivere. google può _talora_ inserire in cima 2 link sponsorizzati, che vengono _dichiarati_ tali.
    da dove abbia desunto tale conclusione fantascientifica non lo so: io sono nella prima pagina di google con talune chiavi di ricerca, anche competitive, e non ho mai dato un centesimo a google.
    hai ragione tu: alla repubblica dovrebbero rivedere un po' a chi fanno scrivere cosa.
    che non sappiano scrivere pace, dopo tutto sono giornalisti: ma che non sappiano nemmeno leggere è un po' troppo.

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